Michele Placido

Michele Placido presenta all’Istituto di Cultura di Los Angeles il 20 febbraio l’ultimo film da lui diretto, Eterno visionario, sul commediografo Luigi Pirandello, vincitore del premio Nobel per la Letteratura nel 1934, seguito da una conversazione con il protagonista Fabrizio Bentivoglio che il regista-attore aveva già diretto in Un eroe borghese (1996) e Del perduto amore (1998).

Fabrizio Bentivoglio-Eterno Visionario

Placido ha detto che, dopo aver conosciuto la giovane attrice Marta Abba, sua musa ispiratrice, nel 1925, Pirandello scrisse sei personaggi femminili sorprendentemente femministi per quei tempi.

Per programma di altre proiezioni, vedi sito di FilmingItaly

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Mi ricordo un bel pomeriggio passato con un giovane Michele Placido nel luglio del 1983, durante un mio lungo soggiorno in Europa, quando aveva gentilmente posato per la mia macchina fotografica nella sua casa di Roma e risposto alle mie domande. Potete leggere sotto un estratto.

Michele Placido (c) Elisa Leonelli

Come quando e perché hai deciso di fare l’attore?
“Questa cosa poi diventa leggenda, nel senso che non mi ricordo esattamente il giorno, ma so che fin dai 7, 8 anni già sapevo che avrei fatto questo lavoro. Se non altro perché non ho mai pensato di fare altre cose come generalmente pensano i bambini: da grande farò il pompiere o l’ingegnere. In un tema di classe all’età di 8 anni scrissi: da grande voglio fare l’attore di prosa. E allora non è che sapevo che cosa fosse il teatro, o il cinema, lo dicevo per sentito dire, ma in questo paesino della provincia di Foggia dove sono nato mio zio aveva un cinema e io ci andavo sempre, quasi tutte le sere, anche se dovevo rivedere il film del giorno prima. Una volta mi sono addormentato in prima fila e mi hanno chiuso nel cinema, i miei famigliari mi hanno ritrovato alle due di notte, tutti piangenti perché pensavano mi avessero rapito.”

“Dopo un collegio di seminaristi, a 13 anni feci gli esami di terza media, ma non riuscii a fare studi regolari. Insomma avevo 18 anni quando finalmente mio padre capì che io non potevo studiare e mi chiese che cosa volevo fare. Io dissi: il poliziotto. L’idea era di andarmene di casa. Quindi sono andato a Roma e durante i due anni di polizia ho fatto l’esame e sono entrato all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica.”

“Monica Vitti mi vide in teatro nel Barone Rampante di Italo Calvino e mi scelse per una parte in Teresa la ladra, poi venne Romanzo popolare di Mario Monicelli, Mio dio come sono caduto in basso di Mario Comencini con Laura Antonelli. Da lì, sai, il cinema è come una famiglia, appena vedono che c’è una faccia nuova ti fanno lavorare, Marco Bellocchio, Francesco Rosi, Giuliano Montaldo, Carlo Lizzani, Eriprando Visconti, Damiano Damiani.”

Michele Placido (c) Elisa Leonelli

In retrospettiva sei contento di avere fatto l’attore?
“È il mio lavoro, con le cose belle e le brutte. In complesso sono fortunato. Una persona che fa il lavoro che gli piace è una persona fortunata. Per me fare questo lavoro è la liberazione di tutto quello che mi comprime dentro, come uno che ha dei problemi fa una bella urlata e poi sta meglio. Io quando recito poi sto meglio, so che posso continuare la giornata più tranquillo. Il teatro mi serve come palestra, il mio mestiere vero si vede sul palcoscenico, più che al cinema.”

Michele Placido (c) Elisa Leonelli

Hai mai pensato di andare a fare film in America?
“Io penso che tutti gli intellettuali si rivolgono sempre alla nazione che offre di più. Come ai tempi dell’antica Roma venivano dalla Grecia, dall’Oriente e dalle Gallie, perché solo attraverso Roma potevano consumare le loro idee. Come tu, giustamente, vai a fotografare in America, fai benissimo. Se sapessi l’inglese, se mi chiamassero, andrei di corsa. Io penso che ci sia un senso di frustrazione da ambedue le parti, non so se sono presuntuoso, cioè dell’Europeo che sa che l’America è più forte, ma nello stesso tempo c’è tutta la cultura europea che ci viene invidiata in America, come la moda Italiana che è così importante.”

Michele Placido (c) Elisa Leonelli

Tornando a me, nel 1970, quando mi ero trasferita a Roma da Modena dopo la laurea dall’università di Bologna e avevo iniziato a lavorare come critico cinematografico, ero diventata amica (e lo sono tuttora) del regista Luigi Perelli, che avrebbe poi diretto Michele Placido in varie stagioni della serie TV La Piovra.

Nel 1983 avevo anche fotografato e intervistato a casa e sul set Stefania Sandrelli, Ugo Tognazzi sul set, Gian Maria Volonté a Cannes, leggi qui mio articolo per Cultural Daily, Terence Hill a Cinecittà e sul set di Don Camillo di cui era regista e protagonista, leggi qui da Cultural Daily, Monica Vitti e Sandra Milo a Cinecittà, leggi qui, Giuliana De Sio a casa, Laura Morante sul set.

Dopo molti successi, Michele Placido ha ricevuto un premio alla carriera lo scorso settembre al Festival del cinema di Venezia.

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