Isabella Rossellini è stata candidata dai giornalisti internazionali che votano per Golden Globes fra le migliori attrici non protagoniste per aver interpretato una suora nel film Conclave, regia di Edward Berger dal romanzo di Robert Harris del 2016, con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto.
Che discussioni ha avuto con il regista su come costruire il personaggio di sorella Agnes?
Avevo letto il libro, che mi è stato molto utile, e ho parlato anche con lo sceneggiatore, Peter Straughan. Durante conversazioni con Edward abbiamo deciso che, nonostante il fatto che la società patriarcale del Vaticano conferisca alle suore un ruolo di invisibilità, devono servire come domestiche e rispettare gli uomini, questo non gli impedisce di avere grande autorità e una certa voce in capitolo, seppure nel loro silenzio.
Ha trovato difficile restare zitta sul set, dato che nella vita non esita ad esprimere le sue opinioni?
Sorella Agnes non è oppressa, ha scelto di fare la suora, non l’ha obbligata nessuno, accetta il suo ruolo, ma ha molta forza e dignità, comanda il rispetto dei cardinali che sono intimiditi dalla sua presenza. Non può votare per il nuovo papa, ma questo le dà forse maggior potere, perché non fa parte della contesa. Come attrice, su un set con 120 uomini, fra regista, attori e troupe, nonostante fossi preoccupata e nervosa, quando finalmente parlo, devo dimostrarmi risoluta, pur non avendo molte battute di dialogo, e quel mio monologo cade come una bomba sul conclave.
Prima di girare il film, sapeva già come funzionano le elezioni del papa al Vaticano?
Avevamo due consulenti religiosi sul set che si assicuravano che ogni gesto fosse corretto, ma io sono nata a cresciuta a Roma, quindi avevo dimestichezza con la chiesa cattolica. Ai quei tempi era papa Giovanni XXIII che era beneamato da tutti, e in Italia il papa compare quasi tutti i giorni nei notiziari televisivi. Ricordo che ogni sera alle 20 e 30, prima che andassimo a letto, augurava buonanotte e sogni d’oro a noi bambini, ci chiedeva di dire le preghiere; era come avere un nonno. Mio padre (Roberto Rossellini) era cattolico e mia madre (Ingrid Bergman) protestante; loro non andavano in chiesa, ma mia nonna (Elettra) era molto religiosa. Da bambina, dalle medie fino ai 16 anni, sono andata a una scuola gestita da suore (Istituto Falconieri), quindi ero al corrente di quanta autorità avessero.
È vero che durante le riprese del film portava Stanley Tucci a cena in un ristorante di Roma gestito da suore?
Sì, perché Stanley sa tutto sui ristoranti di Roma, ma non conosceva questo, l’Eau Vive. È un ristorante in cui andava solitamente mia madre per non essere disturbata dai paparazzi, e le suore proteggevano la sua privacy.
Ha mai pensato che tipo di suora sarebbe stata lei se avesse scelto questa strada?
Non credo che sarei potuta essere una buona suora, perché sono stata sposata e divorziata due volte (con Martin Scorsese 1979-1982, Jon Wiedemann 1983-1985), e ho due figli (Elettra, nata nel 1983, Roberto, adottato nel 1993). Comunque ricordo di aver chiesto alla mia insegnante preferita come la sua famiglia avesse reagito alla sua decisione di farsi suora, e lei mi ha risposto che era stato molto difficile, che sua madre era triste perché voleva diventare nonna, e in famiglia continuavano a dirle che poteva avere fede, andare in chiesa tutti i giorni, ma anche sposarsi e avere figli. Quindi per lei era stata una battaglia, ma questa era la sua vocazione, allo stesso modo che per mia madre fare l’attrice era una vocazione.
Le donne non hanno ancora un ruolo importante nella chiesa cattolica, ma è soddisfatta del progresso che hanno fatto nella società in generale?
Certo, sono molto contenta di essere nata in questo secolo e non nel Novecento. Almeno adesso posso votare, avere un conto corrente a mio nome, acquistare proprietà terriere, decidere la carriera che voglio fare; quindi noi donne abbiamo conquistato molti diritti, anche se a volte facciamo dei passi indietro. In Italia nel 1952, quando sono nata, non esisteva ancora la separazione fra stato e chiesa, la costituzione era basata sulla religione cattolica fino al 1976, il divorzio e l’aborto non erano stati legalizzati. I miei genitori avevano una complicata relazione che allora si chiamava extraconiugale, e hanno potuto sposarsi solo dopo che mio padre aveva ottenuto un annullamento del suo matrimonio precedente. Ma non si può impedire alla gente di innamorarsi.
Che cambiamenti ha notato nella sua generazione e in quella di sua figlia Elettra, nata nel 1983?
Ho visto degli enormi progressi. Non c’era dubbio che mia figlia sarebbe andata all’università e avrebbe potuto scegliere la carriera che voleva. Nel mio caso ero stata un’eccezione, mia sorella (gemella, Isotta) ed io siamo state le prime donne della nostra famiglia ad aver fatto l’università; io ho poi conseguito una laurea specialistica e lei un dottorato di ricerca. Invece mia zia (Marcella) non era andata a scuola; era molto colta, ma aveva studiato a casa da autodidatta. Da allora le leggi sono cambiate e adesso in Italia esistono 8 anni di educazione obbligatoria per i bambini. Quindi abbiamo fatto molti progressi, seppure lentamente, ma adesso si è fatto un passo indietro in America con la revoca del diritto all’aborto; e capisco il conflitto morale, ma le donne devono poter controllare se e quando vogliono diventare madri, perché avere dei figli esige molti sacrifici e le donne devono poter decidere quando sono pronte a farlo.
Conclave esce nei cinema il 19 dicembre
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