Paul Giamatti-The Holdovers

Paul Giamatti
Intervista di Elisa Leonelli

Paul Giamatti, finalmente libero dalla seria televisiva Billions, che lo aveva tenuto impegnato per sette stagioni dal 2016 al 2023 nel ruolo principale di Procuratore Generale di New York, accettò la proposta dell’amico regista Alexander Payne, con cui aveva già lavorato in Sideways-In viaggio con Jack (2004) dove aveva interpretato un insegnante d’inglese, di fare il protagonista di The Holdovers-Lezioni di vita, ancora una volta un professore, in questo caso di lettere classiche, in un collegio del Massachusetts, chiamato appunto Paul, dato che il ruolo era stato concepito per lui. Malvisto dal preside, gli viene accollata la responsabilità di fare da supervisore agli studenti costretti a rimanere in sede durante le vacanze di Natale. Quando ne resta solo uno (l’esordiente Dominic Sessa), i due nemici finiscono per sviluppare un rapporto di amicizia che li aiuta entrambi, in un terzetto insieme alla capocuoca (Da’Vine Joy Randolph), in lutto per la morte del figlio nella guerra del Vietnam. Il film è ambientato nel 1970.

Paul Giamatti as Paul Hunham in The Holdovers © Focus

Come mai questo professore era tanto odiato dagli studenti?
Paul prova un vero piacere a inventarsi elaborati insulti, si compiace della propria intelligenza e sghignazza, è un uomo represso ma con un senso dell’umorismo. Assomiglia un po’ a Ebenezer Scrooge, l’avaro del romanzo di Charles Dickens Canto di Natale.

Quando frequentava il liceo privato Choate nel Connecticut, c’era un professore che ha ispirato la sua interpretazione nel film?
Decisamente ero consapevole che stavo pensando a un professore di biologia in prima liceo che era un tipo molto simile. Era difficile e sarcastico, ma anche da ragazzino mi rendevo conto che era un bravo insegnante, e sotto sotto era buono, non simpatico, ma gentile.

E da studente come si comportava lei?
Se una materia non mi piaceva non mi impegnavo, non capivo la matematica e ancora oggi ho incubi sulle lezioni di matematica, perché so solo contare con le dita e trovo anche questo difficile. Ma ero bravo quando una materia mi interessava.

Paul Giamatti as Paul Hunham in The Holdovers (c) Focus

Quali erano i problemi di Paul, che vengono rivelati poco a poco durante il film?
In quanto professore di storia e letteratura Greca e Latina, Paul apprezzava lo stoicismo degli antichi Romani, era importante per lui mantenere sempre la calma, almeno in apparenza, e anche se parecchie volte perdeva la staffe, si riprendeva presto. Si era costruito intorno questa elaborata facciata con la cravatta a farfalla, l’insistenza sulla rettitudine morale e tutte queste stronzate, ma lo faceva per proteggersi. Quella scuola è l’unico posto al mondo in cui si sente funzionante e al sicuro, ma pian piano questa maschera si sgretola, anche se lui se la rimette subito addosso.

In che modo lo studente ribelle e l’insegnante burbero si aiutano a vicenda a superare le loro difficoltà emotive?
Scoprono un reale rapporto e si rendono conto di tante cose, e questo cambiamento non li rende persone completamente diverse, ma diventano capaci di andare avanti. Il professore incomincia a rendersi conto di avere disperatamente bisogno dei rapporti con gli altri, e soprattutto con questo studente che gli ricorda come era lui a quella età, e per cui prova un sentimento quasi paterno, che trovo molto commovente.

Come spiegherebbe la conclusione di questa storia natalizia?
Paul si sacrifica per un altro essere umano, fa un gesto altruista che causa l’implosione della sua vita protetta in quella scuola privata dove non solo insegna ma anche abita, se ne deve andare e non sappiamo che cosa gli succederà. Per me non si tratta di una conclusione necessariamente tetra, ma di un gesto di straordinaria generosità.

Perché pensa che The Holdovers sia stato tanto apprezzato sia dal pubblico che dalla critica?
Perché nei film di Alexander Payne vediamo una basilare umanità, persone vere con cui ci relazioniamo. Il messaggio del film ha a che fare con le idee di collegamento, empatia, famiglia, calore, intimità, prendersi cura gli uni degli altri. È davvero bello provare questi sentimenti in modo profondo, in un mondo da matti come quello di oggi, vedere un semplice dramma di tre persone che si scoprono a vicenda.

Paul Giamatti (c) Golden Globes

I 300 giornalisti internazionali che votano per i Golden Globes, fondati dalla Hollywood Foreign Press 80 anni fa, hanno scelto Giamatti come migliore attore. Ha detto accettando la statuetta dorata: “Tutti nella mia famiglia sono insegnanti, da generazioni. Gli insegnanti sono brava gente, li rispetto, è un lavoro difficile, quindi questo premio è anche per loro.”

Leggete qui  l’intervista pubblicata sul sito di Best Movie

Leggete qui l’articolo su Alexander Payne pubblicato su Best Movie gennaio

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